Nell’era della digital disruption, laddove molte enterprise si trovano a competere con aziende nativamente agili e innovative, diventa vitale disporre di un sistema nervoso centrale che sappia gestire e integrare tutti i domini applicativi, che possa connettersi agevolmente a molteplici fonti di informazione e orchestrarle al meglio. Questo non solo per valorizzare gli investimenti in applicazioni e piattaforme, ma anche per creare qualcosa di nuovo, per esplorare modelli di business, creare processi, servizi e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.
Un sistema nervoso in continua evoluzione
Negli ultimi anni, il sistema nervoso di cui sopra tende a estendersi sempre di più al di fuori dell’enterprise. Viviamo un’era contraddistinta da ambienti ibridi con componenti on-premise e cloud, basata sull’impiego pervasivo di applicativi SaaS e sulla moltiplicazione degli endpoint, dei sensori e dell’IoT. A livello applicativo, il mondo legacy coesiste con il cloud native e i relativi container e microservizi, nonché con le applicazioni erogate dai vendor come servizi cloud (SaaS).
La nascita di complessi ambienti ibridi ha inevitabilmente moltiplicato le sfide a livello di integrazione, ma ha anche creato grandi opportunità. Le aziende possono rispondere alle esigenze di conoscenza e innovazione palesate del business attingendo a un patrimonio informativo sterminato, ma per farlo devono essere in grado di accedere, gestire, integrare, aggregare e orchestrare dati e servizi provenienti da un panorama molto eterogeneo di sorgenti. Non dimentichiamo che fenomeni di rilevanza planetaria, come Industry 4.0, Open Banking e tutto il tema dell’omnicanalità nei contesti retail, si basano proprio sull’integrazione, sull’aggregazione sinergica e coordinata di una molteplicità di dati e servizi finalizzata a creare un’offerta innovativa, più efficienza ed esperienze migliori per i clienti.
Il nostro percorso verso la Hybrid Integration
Nel contesto appena descritto, risulta naturale parlare di integrazione ibrida e, soprattutto, considerarla un fattore critico di successo. È stata dunque una precisa esigenza di mercato a spingerci fin qui, e ci arriviamo dopo aver vissuto tutto il percorso evolutivo del tema integration degli ultimi 20 anni, dall’Enterprise Service Architecture ed Enterprise Service Bus fino all’attuale Hybrid Integration.
Nonostante il tema dell’integrazione ibrida vada approcciato in modo olistico, questo non sempre accade. A volte, le aziende sottovalutano tematiche come l’orchestrazione, la mappatura, la classificazione e la sicurezza, per non parlare delle performance della piattaforma di integrazione che, di fatto, funge da sistema nervoso e deve essere quindi altamente scalabile. Occorre poi affrontare il tema dei modelli di deployment, perché le integrazioni devono essere anche mantenute in modo agile e con meno skill lock possibile. La capacità di realizzare integrazioni ibride attraverso sviluppi low code va in questa direzione poiché riduce il carico sull’IT e, abilitando i cosiddetti citizen integrator, rende l’azienda più agile e flessibile.
Al mercato, come Impresoft Group e in particolare con il Competence Center Business Solutions, offriamo competenze mature e un’esperienza pluridecennale in progetti complessi e svariate industry. Offriamo inoltre un approccio metodologico consolidato ed efficace che ci porta a suggerire dei pattern di integrazione rivolti a massimizzare l’agilità e il miglioramento continuo. Inoltre, ci contraddistingue una forte capacità di ascolto, che risulta quanto mai determinante in un periodo storico in cui il disegno di un’architettura di integrazione deriva dal confronto tra skill, competenze ed esigenze diverse.
Per quanto concerne i tool, storicamente siamo nati come integratori utilizzando la piattaforma webMethods di Software AG, che ha seguito tutta l’evoluzione in quest’ambito ed è quindi ancora il nostro punto di riferimento insieme alle soluzioni Oracle. Queste piattaforme, sulle quali abbiamo sviluppato skill specifiche, ci aiutano a rispondere alle esigenze di integrazione ibrida in modo efficace e soprattutto rapido, integrando capability come API Gateway, funzionalità di data e process integration e accelerando tutte le tematiche di creazione, test, sviluppo e deploy tipiche di questi progetti.
Una valutazione end-to-end delle performance di processo
Il tema è in continua evoluzione. Realizzare un sistema nervoso in cui i processi vengono mappati e modellati ci dà la possibilità di porre dei sensori all’interno delle integrazioni e, di conseguenza, di valutare le performance dei processi, da cui opportunità di ottimizzazione data-driven. Una Hybrid Integration ben realizzata, infatti, abilita tematiche di Process Mining cui rispondiamo con strumenti dedicati.
La nostra visione e quella del nostro Competence Center Business Solutions è quella di creare una suite completa per la governance della Hybrid Integration, che permetta di monitorare e controllare le performance non soltanto dell’integrazione in sé, ma del processo che essa abilita, come ad esempio il percorso di customer journey nei contesti retail. Si tratta di un’evoluzione concettuale importante, nell’ottica di un avvicinamento sempre più marcato tra tematiche tecniche, e tutti i relativi attori, e l’universo del business. D’altronde, il brand stesso Impresoft Group e GN Techonomy hanno insita la capacità di abbinare tecnologia ed economia, creando sinergie e modelli virtuosi.